Al termine della requisitoria davanti alla Corte d'assise di Perugia il pm Giuliano Mignini ha chiesto l'ergastolo per Amanda Knox e Raffaele Sollecito, con isolamento rispettivamente per nove mesi e due mesi. Mignini ha supportato la sua tesi con prove in apparenza inconfutabili come tiene a precisare anche l'altro pm, Manuela Comodi per la quale "le prove scientifiche raccolte sono inconfutabili e sovrapponibili" e prosegue "non c'è alcuna possibilità di contaminazione del dna". Secondo i media americani, invece, non ci sarebbero prove contro Amanda. Le prove, però, pare ci siano eccome: partendo dal coltello considerato l'arma del delitto e sulla cui lama sono state rinvenute tracce biologiche appartenenti alla vittima mentre tracce del dna di Amanda sono riscontrabili sul manico. Raffaele Sollecito avrebbe lasciato impronte invece sul reggiseno di Mez, elemento che avvalorerebbe la ricostruzione del pm Mignini del gioco/violenza sessuale ai danni della vittima di cui abbiamo parlato nel post precedente. Per quanto riguarda invece l'alibi rivendicata dai due fidanzatini ossia di aver lavorato al computer la sera del 1 novembre 2007, nonostante il PC fosse acceso, non è stata rilevata traccia di attività, quindi nessuno ci stava lavorando mentre Mez venina massacrata e uccisa.
Amanda e Raffaele hanno più volte cambiato versione nei giorni successivi l'omicidio, dando persino la colpa a Patrick Lumumba. Sul tentativo di infangare il nome di un innocente, ha insistito il pm nella sua requisitoria. La richiesta di ergastolo con isolamento è motivata dal fatto che i due imputati hanno agito "per futili motivi" e "con ferocia". Amanda ha rilasciato una dichiarazione spontanea per ribattere al pm affermando che lei non odiava Mez ma la considerava un'amica e negando altresì di conoscere Rudy Guede. In soldoni la bella americana e il suo amichetto italiano giocano la carta dello scarica barile, riversando tutte le responsabilità sull'ivoriano Rudy che tra l'altro per quel delitto è già stato condannato in primo grado a 30 anni. Con tutta probabilità, assisteremo alla sentenza entro il 5 dicembre.
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