SENTENZA DI PERUGIA: le reazioni della stampa estera
Mondo dic 6, 2009La sentenza di ieri sera, che ha condannato a 26 anni di carcere la studentessa americana Amada Knox e a 25 anni l’ex fidanzato pugliese Raffaele Sollecito per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, ha avuto risonanza sui media di tutto il mondo, perfino su Al Jazeera. Da quel momento, un nuovo processo sembra essere stato aperto e sembra essere tutt’ora in corso: un processo all’Italia, al suo sistema mediatico e al suo sistema giudiziario. Da una parte l’accusa – la stampa e l’opinione pubblica americane - dall’altra la difesa, i media inglesi. Negli Stati Uniti le Tv All News hanno dato il verdetto in diretta ed è subito scattata la polemica. Oltre ad esprimere seri interrogativi sul funzionamento del sistema giudiziario italiano, opinion leader ed esponenti del mondo politico hanno anche fatto cenno alla possibilità che una qualche forma di “anti-americanismo” possa avere inquinato il processo. La stampa si è fatta portavoce di questi malumori e sospetti del popolo americano puntando il dito contro la decisione della Corte e lamentando la mancanza di prove sufficienti a giustificarla:titola The New York Times“il verdetto non sembra dare risposta alla molte domande su cosa successe la notte del 2 novembre del 2007”. Si sono inoltre sottolineati il trattamento aggressivo riservato dai poliziotti alla giovane Amanda e «la negligenza mostrata dagli inquirenti nella raccolta delle prove», non essendo stata la giuria in uno stato di isolamento. Proprio quest’ultimo è uno tra gli elementi messi maggiormente in evidenza dai media americani, i quali evidenziano come l’accusa abbia dipinto nel corso del processo la ragazza americana come «promiscua e manipolatrice», arrivando a mettere in evidenza «la sua mancanza di igiene» ed ogni «possibile aspetto della sua vita sessuale». Diversi esperti legali Usa hanno inoltre definito «oltraggioso» il fatto che la giuria non sia stata tenuta in isolamento considerando la «montagna di spazzatura» apparsa sui media italiani in occasione del processo. Il Seattle Times (la città di Amanda) riporta infatti come durante gli ultimi giorni del processo i giornali italiani abbiano pubblicato numerosi articoli che riportavano le reazioni dei media statunitensi, sottolineando come i giornali d’oltreoceano spesso presentassero Knox come una vittima delle circostanze e del sistema giudiziario italiano.«Hanno condannato una persona che non esiste, una creatura artificiale – ha dichiarato a Seattle Madison Paxton, una amica della ragazza – Hanno condannato “Foxy Knoxy”, una ragazza promiscua che non esiste: questa non è Amanda». Se oltreoceano i toni sono dunque fortemente critici nei confronti della sentenza e dell’Italia in generale (si sconsiglia addirittura agli studenti di venire a studiare nel nostro paese), la stampa britannica ha accolto con favore il verdetto, concentrando la sua attenzione sulla studentessa americana. “Un demonio o l’Amelie di Seattle: i due volti di Amanda Knox”, titola The Guardian. “L’accusa l’ha chiamata un demonio: i giurati le hanno creduto”, scrive l’Independent, mentre The Times elogia un verdetto che “dà ragione al procuratore che ha pensato l’impensabile”.
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