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venerdì 6 novembre 2009

Il giocatore piu' stimato dal presidente

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Napoli, Hamsik respinge la Juve

il centrocampista azzurro: «Discorsi vecchi, io sono felice di restare in azzurro»
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Napoli, Hamsik respinge la Juve
NAPOLI, 6 novembre - Il giro d’Europa che parte da Pa­lermo, stadio della Favorita, nella notte delle streghe, approda all’Olimpico di To­rino e nelle notte delle stelle illumina Na­poli con la settima meraviglia d’uno scu­gnizzo che ha scelto di stupire sempre. Quel fenomeno di Ma­rek Hamsik, l’impertinente ammazza- Signora, è il tormen­to bianconero e l’estasi parte­nopea, un principe azzurro ca­pace d’oscurare Lampard e Gerrard, Kakà e persino Ro­naldo, centrocampisti veri o trequartisti con il vizietto del gol, uomini- leader stracciati da un filiforme con gli occhia­lini da professorino e il talen­to da cattedratico che cento ne fa e un’altra ne pensa. Ham­sik, sì, l’erede di Pavel Nedved che la Juventus ha fatto carte false per avere, spingendosi ad un corteggiamento ad ol­tranza ch’è andato a sbattere contro i no a catena di Aurelio De Laurentiis, insensibi­le ad ogni tentazione, sino a prova contra­ria. «Lui resta qua, ha un contratto con noi sino al 2013 e soprattutto ha il desiderio di condividere con questa società la propria crescita. Se poi fanno un’offerta folle... Ma Hamsik è del Napoli e lui non è in vendita, perché uno come lui non si può mettere sul mercato » . Ma sì, proprio Marek Hamsik, quel gioiellino che l’Inter aveva in pugno sino al 31 maggio del 2007 in virtù d’una opzione scritta e incredibilmente lasciata cadere alla mezzanotte di quel dì, l’ora giu­sta attesa da Pierpaolo Marino per lanciar­si sulla preda e non mollarla sino alla ste­sura del contratto ed al versamento di cin­que milioni e mezzo di euro. Ma certo, Ma­rek Hamsik, sette reti in undici giornate sotto gli occhi del Chelsea, che una dome­nica sì e l’altra pure ha mandato un anno fa qualcuno a seguirlo e che deve averlo an­cora bene in testa - complice le indiscuti­bili conoscenze di Carletto Ancellotti - tan­to da spingere il Times a ribadire d’un in­teressamento e che continua a spedire inviati al seguito. La settima meraviglia di Ma­rek Hamsik, il piattone in cor­sa su cross di Datolo che Thia­go gli ha servito sul destro per demolire la Juventus, è la tap­pa intermedia d’un processo evolutivo che lo slovacco sta inseguendo pubblicamente e che conduce al di là delle nove reti segnate nella sua eppure nella seconda stagione parte­nopea, un primato che gli va stretto, a differenza del san Paolo, l’unico luogo deputato a rappresentare la residenza calcistica: « Si parla tanto di me? Se i due gol segnati posso­no spingere la Juventus a riannodare i fili di un vecchio discorso? Io sono felice di stare qua e voglio confermarmi con il Na­poli » . Il nuovo che avanza in questo Napo­li da mille e una notte è un giovanotto di ventidue anni che ormai è alla terza sta­gione da protagonista in serie A, che ha la testa e la saggezza d’un trentenne, un cer­vello per pensare e la capacità brutale di lasciarsi alle spalle la meglio gioventù con­tinentale: Cristiano Ronaldo, un po’ azzop­pato, ha segnato 5 reti, e Kakà s’è fermato a due; Cesc Fabregas è pure lui a quota cinque, con Lampard a quota quattro e Bal­lack a tre, come Steven Gerrard. Napoli si specchia in Hamsik: e guarda Marek quan­t’è bello...

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