Vogliamo che la legge arrivi in luoghi tenebrosi come Piazza-Italy,la chat italiana di Aol, dove si commettono violazioni vergognose dei dirtti civili.

domenica 22 novembre 2009

Anocra Fellini

Fellini, la sua Bologna

Fellini5 Un delizioso Pupi Avati sabato scorso, 8 novembre, nella trasmissione di Fabio Fazio su Rai3 ha raccontato alcuni momenti della sua vita, l'apprendistato artistico, ed il magistero musicale che i colleghi della sua band gli avevano affidato. In quest'ultimo aspetto, esilarante sino alle lacrime è stato il racconto dell'odio che lentamente cresceva in lui verso l'allievo assegnatogli e divenuto più bravo del maestro, Lucio Dalla (poi ospitato nella seconda parte della trasmissione...). Voglio soffermarmi su un altro momento dell'intervista. Quando Avati ha chiamato Bologna una città provinciale. Ho sgranato gli occhi. Ricordavo una frase di Federico Fellini: "Bologna...: per noi di Rimini era come Parigi, o Londra, forse New York. La metropoli sconosciuta". Partendo da quella frase, nel 1990 scrissi sulla rivista romagnola "La piê" una "Lettera a Federico", in cui dicevo tra l'altro: "Credevo di appartenere a quella razza pigrona che Raffaello Baldini aveva fotografato nei versi di "Viazé", una pagina del "Furistir": "Vdài e' mond?/ che dòp t si piò patàca ca nè préima". "Vdài e' mond?". Ma me, l'ho vest e' mond. Non lo sapevo, me lo hai fatto scoprire tu, Federico, attraverso quell'intervista. Tu che potresti troneggiare da nonno divertente, con quel sorriso da etrusco, fai sentire me (giunto all'età dei padri, verso i 50), come ragazzino che apre per la prima volta il libro della vita, e s'agita nella meraviglia di un'esclamazione. Ho visto il mondo, e non lo sapevo. Sì, Bologna era il mondo. Vestivamo alla zuava...» «Bologna, cioè il mondo»". La frase di Avati dimostra che tutto è relativo. Per il cinema, c'era soltanto Roma ed era da conquistare, come aveva già fatto il Fellini giovanissimo scappando da Rimini nel 1939... (perché, osservai una volta, se fosse rimasto qui, tutt'al più gli avrebbero fatto fare l'impiegato "di concetto" in Comune). Ma agli occhi nostri, Bologna rappresentava un grande centro del mondo, non come poteva apparire nella fantasia di Fellini, ma come era nella realtà dei fatti. La mia Rimini sì che era provinciale... ma la racconterà semmai altra volta. Per ora rinvio ad una mia 'fantasia', ovvero ad un racconto che per oggetto ha appunto Fellini, Rimini ed un certo "fellinismo"... (cioè l'arte sovranamente concittadina di mettere il grande Federico in tutte le salse). Ho copiato il titolo di questo post da un celebre volume curato da Fellini, "La mia Rimini". Se mi posso permettere, per Bologna, aggiungo: non soltanto la sua, ma anche la nostra, e proprio grazie a lui. La Bologna di noi cioè che non abbiamo visto altre parti del mondo: "Vdài e' mond?/ che dòp t si piò patàca ca nè préima". Dalla "Mia Rimini", si può leggere una pagina sull'estate dei birri, composta da Guido Nozzoli.

2 commenti:

Mrs krakpotowska ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Contumelia ha detto...

grz Fiorella

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