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domenica 6 settembre 2009

Maradona allenatore non ha una carriera facile ...

Il Brasile affonda Maradona. L'Argentina ora è nei guai La Seleçao passeggia 3-1 a Rosario con i gol di Luisao e Luis Fabiano (doppietta) e si qualifica per il Mondiale 2010. Mercoledì in Paraguay vietati passi falsi per l'Argentina: il pass per il Sudafrica è a rischio ), 6 settembre 2009 - Il Brasile è la settima squadra a qualificarsi per il Mondiale 2010, al quale arriverà col classico ruolo di favorito. Se il passaporto viene timbrato con l’esagerato anticipo di tre turni è grazie alla partita perfetta che la Seleçao mette in scena a Rosario, dove passeggia in bello stile sulle rovine dell’Argentina lasciando impietrito Maradona. Gli altri risultati della notte sudamericana sono l’unico sollievo per Diego, perché le sconfitte di Ecuador e Uruguay mantengono a due punti il vantaggio della Seleccion sulle quinte, che ora sono appunto una coppia (la Colombia si è aggiunta all’Ecuador). Mercoledì l’Argentina gioca in Paraguay una partita a questo punto cruciale: dovesse perdere ancora, sarebbe a forte rischio non solo il quarto posto - l’ultimo che dà la qualificazione diretta - ma persino il quinto, valido per lo spareggio con la quarta di Nord e Centro America. La festa di giocatori brasiliani a fine gara. Reuters la chiave — Il Brasile vince 3-1 (Luisao al 23’, Luis Fabiano al 30’ p.t.; Datolo al 21’, Luis Fabiano al 23’ s.t.) per tre motivi: la schiacciante superiorità fisica, l’impreparazione degli avversari sulle palle inattive e la fulminea capacità di chiudere con un contropiede Kakà-Luis Fabiano lo spiraglio aperto dal sinistro della domenica di Datolo. Ben chiusa nei primi venti minuti per annusare l’aria del famoso Gigante di Arroyito - in realtà molto meno infernale del previsto - la Seleçao va in fuga la prima volta (23’) che Maicon passa la linea di metacampo: fallo, punizione lunga di Elano, stacco a centro-area di Luisao e palla nell’angolo. Il fatto che Luisao sia alto una testa più degli altri ventuno in campo non suggerisce alcun attivismo ai difensori argentini, che ripetono la solenne dormita al 30’ su un’occasione analoga. Dopo una respinta disperata di Andujar, stavolta è Luis Fabiano a timbrare il facile 2-0. Entrati allo stadio con gli occhi iniettati di sangue e le orecchie riempite dalle urla messianiche di Maradona ("il vostro Paese ha bisogno della vittoria", "dopo la pioggia ho visto il sole: vinceremo!" e altre facezie del genere), gli argentini dopo mezz’ora sono battuti e liquidati. La delusione degli argentini Messi e Maxi Rodriguez. Reuters povero leo — Attesissimo nella sua città, Leo Messi è ovviamente un monumento alla delusione. Il modulo del primo tempo si evolve subito da 4-4-2 a 4-4-1-1 perché la stella del Barcellona, capito che in mezzo a Luisao, Felipe Melo e André Santos dà irraggiungibile come un cellulare senza campo, rincula sin quasi a Veron per toccare qualche pallone. Messi tenta le sue partenze in slalom, riuscendo anche a prendere velocità in un paio di occasioni: ma la nefasta presenza di Tevez, che stoppa i palloni a cinque metri se va bene, vieta una precisa chiusura dei triangoli. Non a caso nella ripresa l’innesto di Milito ben più di quello di Aguero porterà una logica nell’attacco argentino, e due chances vanificate soltanto dalla prontezza di riflessi di Julio Cesar. che kaka' — Avanti 2-0 e con la serenità di una difesa blindata dai due mediani, il Brasile gioca sul velluto mettendo in vetrina essenzialmente due uomini: Felipe Melo che ferma e riparte come lo stantuffo di un treno, Kakà che negli spazi larghi concessi dagli argentini disperati è una piaga d’Egitto. Il terzo gol è uno splendido assist filtrante di Ricky per il pallonetto di Luis Fabiano, l’aspetto notevole è che arriva due minuti dopo uno strepitoso sinistro nel sette di Datolo da 25 metri. Speranzoso per un attimo in un pari che varrebbe oro, Maradona resta incenerito dal contropiede del 3-1. "Ero arrabbiato con i miei giocatori dopo il 6-1 preso in Bolivia - dice alla fine - stavolta c’è poco da dire, hanno vinto i migliori. In Paraguay sarà dura, ci andremo con lo spirito che riusciremo a ricostruire nei prossimi due giorni". Sull’altra sponda, Dunga per una notte dà libero sfogo alla sua gioia: "E’ stata la vittoria della qualità. Avevo raccomandato ai miei la calma, perché ero certo che restando in undici contro undici l’avremmo portata a casa. Fantastico qualificarsi con un anticipo così grande".

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