Vogliamo che la legge arrivi in luoghi tenebrosi come Piazza-Italy,la chat italiana di Aol, dove si commettono violazioni vergognose dei dirtti civili.

martedì 8 settembre 2009

il mio aticolo sulla scomparsa di Ted Kennedy pubblicato da Napoli.com

www.Napoli.com La morte di ted Kennedy di Bruno Garofalo Altre di Cronaca Commenta Invia Articolo Stampa Facebook Text Size Se ne e’ andato cosi’ per dire all’altro mondo, l’ultimo dei fratelli Kennedy, il senatore americano Ted Kennedy, all’eta’ di 75 anni ucciso da un tumore al cervello. operato alcuni mesi fa, intervento che gli ha, al più, prolungata l’agonia. Pallido, smunto, minato da una gracilità inconsueta, dopo l’operazione apparve alle telecamare con il pugno alzato In segno di vittoria all’uscita dall’ospedale di Boston; quel gesto inteso per rassicurare, aveva tutti I crismi di una vittoria di Pirro. Addio Ted! Ted se ne e’ andato a pochi mesi dalla sorella Eunice Kennedy Shriver, nel suo letto, e non sparato come accadde a Robert e poco prima a John, e ancora prima a Joe nella seconda guerra mondiale, i suoi tre fratelli che lo hanno preceduto all’altro mondo. Non voglio rifare la storia della dinastia dei Kennedy, delle loro vite tormentate da pettegolezzi, della grande maledizione che incombe sulla sua famiglia a cui molti biografi accennano per giustificare cio ‘che è accaduto ai vari membri, tutto questo e’ scritto e riscritto, detto e ridetto un po’ dapperttutto. Voglio invece fare una considerazione sulla vita politica di Ted Kennedy e la sua sensibilita‘ democratica. Per chi non conosce l’America la tendenza a confondere la nostra democrazia con la loro è una banale induzione semplice, ma vi sono differenze enormi. Nella nostra social democrazia, l’individuo non conta nulla, conta il gruppo. I diritti dell’operaio della Fiat o della Pirelli sono difesi o abusati (come e’ accaduto spesso) nella misura in cui l’operaio è membro di un sindacato. La cosa è meno chiara quando si tratta invece di un esponente della grande finanza come Berlusconi, ma anche qui, i suoi diritti, sono difesi o abusati non in quanto individuo, ma perche’ a capo di una organizzazione di grande potere economico. In America la situazione è diversa, la cosiddetta democrazia americana è diretta all’individuo. Ma quale individuo? Nel braccio della morte, in attesa di esecuzione vi sono decine di innocenti, neri, bianchi, accomunati dal fatto di essere poveri. Intanto passeggia per le vie di Palm Beach credo, un individuo che per cavilli giuridici ovviamente costruiti da legali bravi e superpagati, ha alla fine confessato di avere toturato e ucciso la sua amante! Il denaro fa l’individuo qui. La dottrina ha radici lontane. Il calvinismo etico che ha costruito questa societa’ americana ha modificato il messaggio cristiano come lo intendiamo noi, cioe’ un messaggio di indifferenza per le cose terrene, e soprattutto per i beni terreni, infondendo nella religiosita’ di questo popolo un senso di divino nelle intraprese laiche, come quella di accumulare denaro e ricchezza; lavoro e benessere sono benedetti da dio il quale appare anche sul dollaro. Il ricco americano si sente eletto del signore e in quanto tale deve rispondere delle sue azioni solo a dio che lo ha scelto! Dio benedice l’intrapresa economica, e se dio ha condannato alla miseria alcuni (tanti) è perche costoro non meritavano di piu. Queste differenze culturali si riflettono in varie modalità: un basso napoletano, almeno come lo ricordo io, ha una sua dignità e coloro che vi abitano cercano di renderlo il piu piacevole possibile alla vista, ornandolo con qualche pianta, dipingendone l’entrata. La corrispondente abitazione americana reca tutti i segni dell’autodistruzione: la miseria qui è un male di cui vergognarsi. Nella societa’ napoletana in cui sono venuto al mondo le differenze di classe sociale erano definite dall’aristocrazia ( ormai in decadimento) da un lato, alta, media e piccola borghesia e il proletariato. Io posillipino doc, riandando con la memoria al mio passato, rivedo un mio mattino in cui fra un caffè al bar Vegezio e qualche chiacchiera col mio amico di infanzia dottor Adolfo Lastretti, proprietario della Farmacia nei pressi di villa Costa, mi intrattenevo a parlare, passeggiando, con Fritz Dennerlein, noto campione di nuoto, poi magari con Totonno o’ Pazzo, con cui scambiavo qualche nota strampalata; Totonno reduce dalla campagna di Russia, dove aveva perduto i lumi dell’intelletto e a cui lo Stato italiano non riconobbe mai una forma di pensione, passo‘ gli ultimo anni della sua vita a incendiare cumuli di immondizie che trovava per strada, spinto forse da qualche forma di anelito inconscio alla purificazione del mondo malsano in cui si trovava. Il Mattino, con mia grande sopresa, gli dedico’ un pezzo vibrante in occasione della sua morte; e magari poi passeggiavo con Arturo Sommella, un amico simpatico ex garzone di macelleria, e con lui verso le 4 del pomeriggio si andava magari, a giocare a calcio al campetto di calcio della villa del Barone Maurizio Barracco, in trepida attesa di vedere fra noi Sivori o Altafini, e piu tardi nel tempo Maradona e il suo clan argentino. Il barone, ricchissimo, era un ospite gentile ma austero, sapeva mantener le distanze; ma io posso dire di avere avuto l’onore di un invito a colazione a casa sua, una dimora di un centinaio di camere sul mare di Posillipo accanto alla villa Rosebery requisita dal governo per le vacanze del Presidente della Repubblica. Le nostre classi sociali erano vasi comunicanti. Ma i ricchi americani non li ho quasi mai visti. Sono presenti in qualche vago ricordo giovanile dei miei anni all’universita’di Harvard, Boston. Quei giovani eredi dell’opulenza americana, elegantissimi, di una eleganza raffinata, costruita con maglioni di cashmere appena un po’ logori,scarpe inglesi mai luccicanti, e di una bellezza sfolgorante quasi a testimonianza della predilezione di dio verso di loro, li si vedeva all’ingresso di una aula all’ora della lezione, o allo stadio per una partita di football della squadra di Harvard, accompagnati sempre da ragazze di una bellezza parimenti sconvolgente, mai in strada, si spostavano con autista e aerei privati. Snob, sprezzanti, ma educati, tutto il loro essere esprimeva insofferenza per l’esistenza di noi comuni mortali, nessuno dei quali sarebbe mai stato invitato a casa loro per alcun motivo. In America fra il ricco e il povero vi è l’abisso. Questa e’ la cultura in cui e’ nato e cresciuto il Senatore Ted Kennedy. Rimane un mistero non solo per me ma per la maggior parte dei commentatori e biografi, cosa possa aver motivato per 40 anni e piu della sua vita politica, la sua appassionata dedizione alla causa dei poveri, degli anziani, cosi‘ negletti in questo paese. La vita politica gli aveva ucciso due fratelli nel fiore degli anni. Cio non gli impediva di tuonare dal suo seggio al Senato, con la voce rotta dall’emozione, anni dopo” L’assistenza medica è un diritto di ogni cittadino di questo paese e del mondo intero, non un privilegio”. Se ne va prima di vedere il suo sogno realizzato forse, da un presidente nero che ha sostenuto, a dispetto della sua antica amicizia con i Clinton. Il programma di assistenza medica di Obama sta sconvolgendo e turbando l’America retrograda e conservatrice, un progetto che qui chiamano comunista con la connotazione negativa che ha questo termine per l‘Americano medio!

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Complimenti Bruno, ho letto il tuo articolo su Napoli.com
Ps. perche' non linki il tuo Blogg su la Home page di Napoli?, tanto ti conoscono :-) L.

Controinfo ha detto...

Grazie si in ogni pagina c'e sempre napoli.com che si rimuove a discrezione dell'autore o lo si lascia li non so fare meglio.
Su Napoli.com ho pubblicato forse una ventina di articoli in 3 o 4 anni. Mi sento fiero di cio', siccome non sono un giornalista professionista, non ho la facilita' di penna e non so scrivere sinteticamente, ma piu' portato per l'elaborazione letteraria, mi fa un gran piacere di esere in compagnia di gente come Carratelli e altri che scrivono per La Repubblica, il Corriere della Sera, o sono giornalisti della TErza rete TV di Napoli.

Anonimo ha detto...

Su Napoli.com ho pubblicato forse una ventina di articoli in 3 o 4 anni. Mi sento fiero di cio', siccome non sono un giornalista professionista, non ho la facilita' di penna e non so scrivere sinteticamente, ma piu' portato per l'elaborazione letteraria, mi fa un gran piacere di esere in compagnia di gente come Carratelli e altri che scrivono per La Repubblica, il Corriere della Sera, o sono giornalisti della TErza rete TV di Napoli.
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Bruno non farti piccolo hm?, ti sai esprimere abbastanza benissimo eh?e loro capiscono che sei fiero prima di tutto della tua collaborazione, e poi con i tuoi articoli, solo questo conta cmq. come si dice in germania? Hut ab, Chapeau :-))))))

SenzaTette ha detto...

Bruno che bell'articolo mi sono commcssa

Contumelia ha detto...

Sempre un eccellente scrittore

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