Vogliamo che la legge arrivi in luoghi tenebrosi come Piazza-Italy,la chat italiana di Aol, dove si commettono violazioni vergognose dei dirtti civili.

venerdì 15 maggio 2009

INTERVISTA DI LUCA VIALLI A LAPO ELKANN IL NIPOTE DI GIANNI AGNELLI

MILANO, 14 maggio - Lapo Elkann show. Lo ha fatto a "Attenti a quei due", il magazine dedicato alla Champions League condotto da Gianluca Vialli & Paolo Rossi, in onda tutti i giovedì alle ore 20.00 (e alle ore 23.00) su Sky Sport 1, ospite in studio Lapo Elkann.Non trovi che le squadre italiane abbiano troppi giocatori stranieri e pochi italiani? «Se consideriamo che non ci sono squadre italiane nella Finale di Champions, probabilmente una domanda da porsi c’è. Probabilmente il calcio italiano è più lento del calcio inglese e di quello spagnolo. Dal punto di vista fisico, il calcio spagnolo e quello inglese sono più rapidi. In Italia c’è troppa pressione mediatica. E poi, va promossa l’italianità nel calcio. Non è possibile che ci siano squadre del campionato di Serie A che hanno solo due o tre italiani in campo. Questa è una vergogna perché così non si valorizza il proprio Paese e il proprio Campionato. Questo non è solo un dovere da parte delle squadre ma compete anche alla Lega instaurare delle regole per cui le squadre siano obbligati a promuovere i talenti italiani». Che ricordo hai di tuo nonno, Gianni Agnelli? Cosa ti lasciato? «Mio nonno mi ha lasciato tante cose. Ce ne sono due, in particolare, che voglio condividere: la prima è l’amore per la vita che lui dimostrava in tutte le cose che faceva ogni giorno, nello sport, nel lavoro, nella famiglia. Non c’era cosa che lui non affrontasse al 300%, non faceva mai niente a metà. E poi, il senso di estrema correttezza etica e lealtà che applicava al suo stile di vita e nel modo di affrontare gli affari, nel modo in cui guardava il suo Paese, le sue amicizie e la sua famiglia. E’ un uomo che ha sempre avuto un’etica lineare. Non era uno che andava a destra o a sinistra come fanno tanti, a seconda di come tirava il vento. Io e mio nonno amavamo il vento ma per andarci a vela. Non per altro».La Juventus sarà la prima squadra ad avere uno stadio tutto suo. Credi che possa essere il primo passo per un miglior futuro del calcio italiano? «Credo che nel calcio ci siano tanti elementi che vanno messi in discussione. Quando uno va in Inghilterra o in Spagna, si rende conto che negli stadi ci sono molti più ragazzini, meno violenza e anche molta più serenità e pacatezza anche in uno scontro tra squadre che hanno tanta cattiveria agonistica in campo. Bisogna invogliare le persone ad andare allo stadio e creare un approccio all’empatia con la squadra in modo costruttivo, discutere e lavorare insieme alle tifoserie perché una squadra non è fatta solo dei giocatori che scendono in campo ma da tutto quello che la circonda. E’ come una famiglia. E quindi ci vogliono delle basi solide che non si possono costruire in un giorno. Le cose si fanno col tempo. Ed è col tempo che si fanno bene».Perché questo in Italia non accade? «Sta alle società e alla Lega, insieme ai tifosi, fare un lavoro per riportare il calcio a una realtà differente da quella di oggi. Per fare questo ci vogliono degli orizzonti nuovi e che vanno rispettati. In Italia si ha la tendenza a dire una cosa e poi a cambiarla la settimana dopo. Bisogna dire una cosa e mantenerla a lungo termine. Non si può ogni giorno rimettere in discussione i piani. Anche nelle trasmissioni sportive, capita che un giorno uno sia considerato un Dio e il giorno dopo un peracottaro. Bisogna guardare il calcio sul lungo termine e non solo sul breve. In Italia si guarda sempre troppo sul breve e mai a sufficienza al progetto a lungo termine».Hai visto Chelsea-Barcellona? «Sì, ho tifato Barcellona. E’ la squadra più bella da guardare, in questo momento». Ferguson allena da 23 anni il Manchester. In Italia sarebbe una cosa impossibile? «Ferguson non a caso si chiama Sir Alex Ferguson. E’ il maestro degli allenatori. Sia che uno ami o non ami il suo stile, è uno che dimostra di avere due spanne in più degli altri. Io tiferò Barcellona perché per me esprime un calcio maggiormente creativo. Il Manchester è più un macchina da guerra, con un approccio più anglosassone-americano. Il Barcellona è più latino e ha uno spirito più familiare perché l’azionariato è popolare. Sono due approcci differenti come società. Io preferisco il Barcellona ma da Ferguson abbiamo tutti da imparare. Sarebbe bello, però, vedere uno di 38 anni (Guardiola, ndr) battere uno di 60 (Ferguson, ndr). Anzi, ad essere sincero, io volevo che vincesse l’Arsenal contro il Manchester per vedere una finale Barcellona-Arsenal, perché l’Arsenal è una squadra giovane, con dei giocatori interessanti. Il Chelsea rappresenta i soldi, anche che se Hiddink ha fatto un grandissimo lavoro».Come vedresti Cristiano Ronaldo come Lapo Boy? «Preferirei avere Messi come Lapo Boy. Cristiano Ronaldo è un grande giocatore, fenomenale. E’ un giocatore di grandissima qualità però a me Messi ispira più simpatia, ha una qualità di gioco e un modo di amalgamare i compagni di squadra che Ronaldo non ha. Ronaldo, da quello che vedo, è meno aggregante. E’ più una prima donna. E poi a me Messi piace anche perché mi ricorda un po’ Maradona».E Antonio Cassano? «Cassano è uno vero, uno puro. Gli consiglio di rimanere se stesso perché la sua forza è la semplicità. E’ quello che lo rende bello, genuino. La nostra amicizia risale a quando era alla Roma. Lo stimo perchè ha una qualità e una classe incredibili, è maturato, ha trovato una piazza che lo ama e che gli da la possibilità di giocare come vuole. Non so se rimarrà lì ma per lui è più facile poter esprimere il suo gioco alla Sampdoria piuttosto che al Milan, alla Juve e all’Inter. Alla Sampdoria gli concedono uno stile di vita dove ci sono degli spazi creativi più ampi. Oltre a lui, in Italia ci sono anche altri talenti. Io non sono interista ma pensando all’Inter, guardo a Balotelli. Lui è un giocatore che, se gestito bene, nel tempo, sono sicuro che con Mourinho potrà diventare un ottimo talento. Lo stesso discorso vale per Giovinco alla Juve e per tanti altri ancora».Tra Messi, Ronaldo e Cassano, tuo nonno chi avrebbe scelto? «Credo che avrebbe scelto Cristiano Ronaldo. E’ una riposta a sensazione».Su Del Piero. C’è già un suo erede? «Del Piero è Del Piero. Ha dato e da tanto alla Juventus, come alla Nazionale. E’ un simbolo positivo e costruttivo, un simbolo dei valori italiani che vorremmo vedere esportati nel mondo. E’ un grandissimo calciatore per la signorilità, la classe, nel modo di porsi e di esporsi sia nei momenti belli che in quelli brutti. Non è mai scorretto, né arrogante. Oltre che essere un grande giocatore, è una gran bella persona. Per me il futuro capitano della Juve può essere o Chiellini o Buffon. Chiellini perché è quello che Cannavaro era una volta ma non è più. Senza togliere nulla a Cannavaro, che è bravo, ma ormai ha una certa età, è un giocatore a fine carriera, mentre Chiellini è all’inizio. Buffon perché fa parte dei samurai che sono rimasti quando la Juve è andata in Serie B e ha lottato insieme a Del Piero, Nedved e Trezeguet e per questo è a modo suo una bandiera della Juve».Il miglior momento della Juventus di quest’anno è stato il doppio successo sul Real Madrid? «Penso che ci sia poco che un tifoso juventino possa desiderare di più che vedere il Bernabeu e i tifosi del Real Madrid alzarsi per applaudire il nostro Capitano. Quello è stato probabilmente il momento più bello della Juve di quest’anno, assolutamente sì».Per tornare ad essere competitivi ci vuole tempo? «Per riuscire a ritornare ad essere primi, che è quello che qualsiasi tifoso al mondo spera per la squadra, e soprattutto i tifosi juventini che sono abituati a vincere, ci vuole tempo. Capisco, da tifoso, che i tifosi non vogliano aspettare però la complessità e la realtà dei fatti dice che per costruire una buona squadra il percorso è complesso e difficile. Ovviamente spero che sia il più rapido e meno in salita possibile. Poi, speranza e realtà, non sono sempre la stessa cosa».In settimana si è parlato di Lapo-Presidente «Con umiltà e sincerità sono andato allo stadio a vedere Milan-Juve. Dei giornalisti mi hanno fatto la stessa domanda. Se non vado errando, su Repubblica, anche a Cobolli Gigli hanno posto la domanda su Lapo Presidente e lui ha riposto: “Ne sarei contento“. Io dico altrettanto. Non mi sto né candidando, né autocandidando, non sto chiedendo, né ho chiesto. Dico semplicemente che se un giorno l’azienda, la società e gli azionisti me lo chiedessero perché no? Non posso dire che non sarei interessato, uno che ama la Juve ed è tifoso juventino non può dirlo. Posso dire che non mi è mai stato chiesto né proposto. L’unica cosa che ho detto, alla domanda di un giornalista, è che un giorno sarebbe un sogno. Da lì a dire che lo voglio essere e che lo sono, è come parlare della pioggia e del sole. Io sono juventino nell’anima. Sono un azionista di un gruppo che è azionista della Juve, sono tifoso come tanti tifosi e mi sento vicino a loro perché sono un tifoso emotivo».Da tifoso, ti piace Diego? «E’ un gran bel giocatore che ha dimostrato quest’anno nel suo campionato e in Uefa di fare un gran bel lavoro». Cosa pensi di Mourinho? «E’ uno con le palle. Professionalmente, è uno che il suo lavoro lo sa fare. Questa è la realtà dei fatti e c’è poco da dire. Lo rispetto. Se l’Inter non avesse trovato Mourinho, avrebbe avuto più difficoltà a gestire l’azienda e il parco giocatori che ha. Credo che Moratti debba ringraziare Mourinho per questo. Poi, io sono juventino e guardo in casa mia però è una persona per cui professionalmente non posso che avere rispetto. Poi, ognuno ha il suo modo di dire le cose, lui ha il suo, io ne avrei un altro. Questo non significa che non abbia rispetto per lui, dal punto di vista professionale».La prima parola che ti viene in mente se dico… Juventus: gioventùDel Piero: capitanoCannavaro: difesaInter: scudetto nostroMourinho: rispettoPanchina Juventus: un posto che amoTriade: passatoDiego: speriamo il futuroChampions League: un sogno che sarebbe bello portarsi a casa l’anno prossimo.

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