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sabato 1 agosto 2009

cinema italiano: Grazie Zia, un film bellissimo

Grazie zia è un film del 1968 diretto da Salvatore Samperi, all'esordio nella regia. Generalmente associato al filone della commedia erotica all'italiana, tanto che il suo titolo è diventato sinonimo di erotismo pruriginoso,[1] si tratta in realtà di un esempio del cinema arrabbiato della fine degli anni sessanta, un dramma psicologico incentrato su un rapporto incestuoso e autodistruttivo che rappresenta la radicale ribellione al sistema e alla famiglia borghese. Il film riprende e aggiorna i temi di un'altra opera prima di quegli anni, I pugni in tasca (1965) di Marco Bellocchio di cui ripropone il protagonista, l'enfant maudit Lou Castel, in un analogo ruolo di estremo contestatore. Nel ruolo della sensuale zia, Lisa Gastoni ottenne un grande successo, che rilanciò la sua carriera imponendola come icona erotica del cinema d'autore. Per una significativa coincidenza, Grazie zia faceva parte della selezione ufficiale del Festival di Cannes 1968, edizione interrotta dai moti studenteschi del Maggio
Trama Il giovane Alvise, figlio di un ricco industriale della provincia veneta, rifiuta di assumere il proprio ruolo prestabilito nella società, sulle orme del padre, fingendo una paralisi alle gambe che i medici credono essere di origine psicosomatica. A causa di una lunga assenza dei genitori, in viaggio all'estero, viene affidato alle cure della zia materna Lea, medico di professione, con cui il ragazzo ha sempre avuto un buon rapporto, nella speranza che almeno lei riesca ad ottenere qualche miglioramento. Lisa Gastoni e Lou Castel. Durante la loro convivenza nella sua isolata villa di campagna, la donna non solo non viene esasperata come gli altri dai comportamenti nevrotici ed imprevedibili del nipote, ma ne viene progressivamente catturata e quello che all'inizio è un comprensibile sentimento protettivo materno scivola progressivamente, stimolato dalle provocazioni del ragazzo, verso un cortorto sentimento di attrazione e dipendenza, a danno della relazione di lunga data con il giornalista di sinistra Stefano. Sopraffatta da questo rapporto morboso, Lea finisce per trascurare completamente la sua vita al di fuori di quella casa. Alvise coinvolge irresistibilmente la zia in un crescendo di giochi sadomasochistici, che culminano, com'era nelle sue intenzioni, non nel sesso, ma nella morte: quando le chiede di ucciderlo, la donna accetta senza alcuna esitazione di iniettargli in vena una sostanza letale. Cast [modifica] Per il ruolo di protagonista era stata inizialmente individuata l'attrice francese Annie Girardot che però rifiutò la parte, poi accettata da Lisa Gastoni.[3] « Io sono convinta che ciascuno di noi ha una sua età(...)Ci sono dei momenti fisici - perché nel cinema è soprattutto questione di momenti fisici - che ci sono più adatti, più giusti. In genere si chiamano "incontro col personaggio". In fondo il mio vero incontro col personaggio è avvenuto quando avevo ventinove anni, girando Grazie zia. All'età quindi di una donna nella sua pienezza, alla soglia della trentina. Non ero vecchia ma neppure giovane. Però ero fisicamente ed emotivamente giusta per il ruolo » Colonna sonora Uno degli elementi più particolari del film è la beffarda[2] colonna sonora realizzata da Ennio Morricone, che comprende l'impegnata Filastrocca vietnamita, cantata da Sergio Endrigo, e il cantilenante tema musicale Guerra e pace Pollo e brace che punteggia l'intero film. Collegamenti ad altri film
Parallelamente a Grazie zia nel 1968 uscì un'altra opera prima debitrice dell'esempio di I pugni in tasca, Escalation di Roberto Faenza, che come il film di Samperi mette in scena il rapporto tra una donna, psicoterapeuta (Claudine Auger), e il giovane figlio di un industriale (Lino Capolicchio), che dovrebbe curare e con cui stringe invece un rapporto amoroso, in questo caso con esito tragico però per la donna.

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