Fratelli coltelli d’Italia
di Mimmo Carratelli (da: La Repubblica del 24 agosto)
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S’invoca un nuovo inno nazionale.
Taratà, taratà, taratà, tatà. Fratelli d’Italia, nazione avvilita, stringiamoci al Corto, incrociamo le dita. Va, il Cavaliere, su l’ali dorate fra cento ragazze e grandi nottate. Del sesso di Silvio abbiam piena la testa. Ma Iddio lo creò.
Annuncia sventura Di Pietro che giura su tal dittatura. Fandonia, menzogna, non prova vergogna. Iddio lo segnò.
A Ponte di Legno di Bossi c’è il regno, Calderoli ci spiega la solita sega. Iddio l’ignorò.
A sinistra s’avverte un trambusto d’eroi, col senno di poi. Dov’è la vittoria se porge la schiena a Bersani e D’Alema. Dov’è Franceschini, di tutti i campioni fa il paggio a Veltroni. Iddio li bocciò.
Fratelli d’Italia, paese festoso, il mondo invidioso fa il finto severo, non ci prende sul serio. Attacchi d’oltralpe, paese di talpe, furbetti, cocotte, evasori, veline, di vecchi amatori le svelte manine, gli inviti, le cene col solito fine. Nazione slegata, di piane e di vette, giocata da un uomo e le sue barzellette. La rabbia li assale contro questo stivale di gente geniale. L’Italia ladrona perdona e condona. L’Italia padrona non è mai doma. La cassa di ritorno per il Mezzogiorno. Una sola è la questione morale, giocarcela al calcio vincendo il mondiale. Siam pronti alla sorte, sei numeri al lotto, l’Italia col botto Iddio la creò.
Siam gente di mille risorse, giochiamo il tressette, vinciamo alle corse. Mia patria sì bella e caliente di un Cavaliere docile schiava e servente. Se tutto va male, sul tacco lui sale. Se si va a puttane, sventolano mille bandane. La crisi, catastrofica svista di gente comunista. Niente ali dorate, restiamo fedeli al vecchio Mameli, negandoci al trucco del verdiano Nabucco. Polentoni e terroni, fratelli coltelli, rissosi, ribelli, avanti con questa felice nazione. E’ l’Italia che ride con un vecchio burlone, sospesa sul ciglio d’un profondo burrone. Zum, zum, taratà, tatà.
1 commento:
ZUM ZUM....ahahahahhaaha!
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