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mercoledì 1 luglio 2009

“Non è stata una fatalità”

Indica il semiasse del primo vagone rovesciato, o quel che ne resta, il tecnico di Trenitalia, «ma il nome non lo scriva ci hanno proibito di parlare», e in un paio di frasi chiude l’inchiesta: «Guardi - attacca con il volto annerito dal fumo mezzo coperto dal caschetto giallo - s’è rotto quello, all’altezza della boccola, e il vagone è deragliato, trascinandosi dietro gli altri. I binari non c’entrano nulla. Da vent’anni mi occupo di manutenzione ed è la rottura di quel pezzo la causa: può capitare, all’improvviso, ma può anche darsi che non tutti i controlli fossero stati fatti». Parte da lì, «dal cedimento strutturale», anche la ricostruzione degli investigatori che però, per mestiere, devono sondare tutte le ipotesi, nessuna esclusa, e soprattutto, raccogliere prove e identificare eventuali responsabili. «Disastro ferroviario, omicidio colposo plurimo e incendio colposo», sono le ipotesi di reato del fascicolo (per ora contro ignoti) aperto dalla Procura di Lucca, in merito all’esplosione avvenuta lunedì notte a poche centinaia di metri dalla stazione di Viareggio. «C’è stato un deragliamento - ha spiegato il procuratore di Lucca, Aldo Cicala - il gas gpl è fuoriuscito dalle cisterne e poi si è verificata l’esplosione». Il magistrato aveva finito il sopralluogo all’alba, insieme al pm Giuseppe Amodeo, cui è stata affidata l’indagine. Tra i primi atti, il sequestro del convoglio e, guarda caso, proprio della boccola del primo vagone: in soldoni, l’anello di metallo tra l’asse e le ruote. Ma non si depenna alcuna ipotesi, come ha poi sottolineato il procuratore generale della Toscana, Beniamino Deidda, che è stato subito informato dai colleghi di Lucca: «Per ora gli inquirenti non sono in grado di indicare con precisione la causa dell’incidente - ha detto - ma si stanno vagliando delle ipotesi sul deragliamento, come quella del cedimento strutturale di uno dei carri, ma al momento nessuna viene esclusa, tranne chiaramente e recisamente quella di un attentato». L’impressione è che s’indagherà a fondo sui collaudi e la revisione dei vagoni, perché alla fatalità non si crede molto: «Questo incidente non è frutto del caso - ha continuato Deidda - ma di precise azioni od omissioni che saranno attentamente vagliate». Le prime parole a finire sulle pagine dell’indagine sono state quelle dei due macchinisti, Roberto Forchesato e Andrea D’Alessandro, ascoltati in mattinata al commissariato di Viareggio: «Abbiamo sentito come uno strappo, qualcosa che stava frenando il convoglio - hanno raccontato agli agenti - e abbiamo subito frenato. Sporgendoci dal finestrino abbiamo notato tantissimo fumo bianco». Ormai era troppo tardi, per l’esplosione è bastata la temperatura elevatissima generata dall’attrito sui binari, hanno spiegato i vigili del fuoco. «Abbiamo fatto appena in tempo a scappare». Poi è arrivata la fiammata. In stato di choc, erano stati medicati al pronto soccorso, per poi rientrare a La Spezia, dove abitano. S’erano sfogati solo con alcuni colleghi: «Siamo vivi per miracolo». Per ora, gli indizi paiono escludere un loro errore: secondo i primi rilievi, il treno stava procedendo intorno ai 90 chilometri all’ora, una velocità consentita in quel tratto. Con «le longarine dei binari presumibilmente integre», ha spiegato un investigatore, si punta l’attenzione soprattutto sullo stato dei vagoni e, quindi, la loro manutenzione. A un primo controllo formale, tutti avevano i documenti in regola, con le date di collaudo non scadute: il prossimo era previsto per il dicembre 2009. Gli accertamenti richiederanno comunque tempo, perché il convoglio è di proprietà della multinazionale Gatx, che ha il quartier generale a Chicago, nell’Illinois, ma che ha la sede operativa della divisione ferrovie per l’Europa meridionale a Perchtoldsdorf, nei dintorni di Vienna. E qualche domanda andrà fatta all’amministratore delegato di Gatx Rail Austria, Johannes Mansbart. Diverse le giurisdizioni anche per i controlli sui materiali: il primo vagone deragliato risulta immatricolato dalle ferrovie polacche, gli altri in Germania e Ungheria, almeno secondo le prime verifiche. Per questo, alla Procura, saranno necessarie alcune consulenze tecniche, a partire da quella che dovrà stabilire le cause della rottura della boccola. Gli investigatori vogliono però controllare anche l’effettività dei collaudi cui furono sottoposti i vagoni che, agli ordinari check up fatti alla partenza di ogni viaggio, sembravano in ordine: le verifiche fatte a Trecate non avevano evidenziato alcuna anomalia, hanno spiegato le Ferrovie dello Stato.

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