Etichette: Africa, Armi, Politica Intenazionale, Profitti, Terrorismo
La Banca Mondiale riporta che ci sono circa 500 milioni di armi di piccolo taglio in circolo per il mondo. Almeno 70 milioni sono Kalashnikov, il "mitico" mitragliatore automatico sovietico costruito per la prima volta nel '47 (infatti AK-47 sta per Avtomat Kalashnikova 1947). Compatto e resistente, questo strumento ha armato le rivolte africane e rappresentato (pur essendo poco accurato) la morte per milioni di persone. Ma l'Africa, in fatto di armi, è molto "internazionalizzata" grazie alla circolazione delle varianti dei russi AK, dei cinesi T56 e dei serbi M70.
Solo una parte relativamente minoritaria delle migliaia di africani uccisi da queste armi muore in guerra, la maggior parte sono vittime delle polizie, organizzazioni criminali, gruppi tribali o religiosi. In un tentativo di rendere più difficile l'armamento dei gruppi "privati" e di sostenere gli sforzi contro il terrorismo internazionale, un gruppo di 10 paesi dell'Africa centro-orientale hanno deciso di armonizzare la lotta al commercio (illegale) di armi e di armonizzare le leggi in materia; è piuttosto sorprendente vedere paesi come l'Etiopia, il Rwanda e l'Uganda abbracciare la crociata contro le armi, dopo che proprio i loro "eserciti di liberazione nazionale" hanno largamente beneficiato del flusso costante di forniture. L'introduzione di condanne più lunghe per commercianti/trasportatori di armi illegali affiancata dall'introduzione dall'affrancatura elettronica delle armi di proprietà dello stato dovrebbero arginare il drenaggio di Kalashnikov&co verso il mercato nero. In Africa acquistare armi è più conveniente che in qualsiasi altra parte del mondo, in Somalia e Sudan un mitragliatore costa "tra $30 e 125 per arma ed i prezzi negli ultimi anni sono calati fortemente grazie all'ascesa di nuovi produttori da est".
