Vogliamo che la legge arrivi in luoghi tenebrosi come Piazza-Italy,la chat italiana di Aol, dove si commettono violazioni vergognose dei dirtti civili.

venerdì 13 febbraio 2009

Trovato nella mia vecchia buona Treccani

ok labornico viene dall'Antico porto di Labro, porto romano. Alcuni sostengono che 'Labro' sia un aggettivo di Ercole ( e qui si congiunge con le origini mitiche della c'tta' a cui accennava Gabriele ) perche' soprannominato Labrone, per le sue labbra carnose e spesse. Intanto c'e un paesello non lontano da Piombino che si chiama Labro Home Livorno NELLA MI' VITA HO VISTO PIU' COMETE CHE... di Roberto Filippi NELLA MI' VITA HO VISTO PIU' COMETE CHE... di Roberto Filippi Se Milano e’ una citta’ “da bere”, Livorno e’ sicuramente una citta’ “da leggere”. Non c’e’ infatti un muro dove non vi sia enunciata una perla di saggezza. Chi non ricorda la frase “Nella mi’ vita, ho visto piu’ comete che fie” che apparve sul Viale Italia, di fronte ai bagni Fiume? In quella frase ermetica viene raccolto tutto il dolore cosmico dell’individuo alla ricerca di una copula che, nella sua rarefatta frequenza, assume l’opacita’ delle polveri stellari provenienti dai profondi spazi oscuri. Insomma, il contrario di quel “M’illumino d’immenso” di ungarettiana memoria. Questo concetto e’ stato ancor piu' recentemente rafforzato dalla scritta di pregevole fattura apparsa all’entrata dell’ex-palazzo Astoria, in Via Ricasoli. “Metti qui il tuo pene” e’ una frase di denuncia politica, un grido all’ingiustizia sociale, al decadimento dell’economia capitalista, ma allo stesso tempo anche una speranza, un invito all’altruismo: "Li’, in quer buo finto, mettici il TUO di pene! Chiunque si trovi a passare per le vie di Livorno non dimentichi mai la macchina fotografica per documentare le quotidiane novita’ letterarie (e non dimentichi neanche di spedirmi quelle foto!). Arricchiamo percio’ tutti insieme questo libro infinito che narra le nostre origini, la nostra quotidiana attualita’ ed il nostro cammin futuro. Iniziamo subito dalla scritta fondamentale, una volta si poteva dire dalla “madre di tutte le scritte”: “Pisa Merda”. Chiara, asciutta, dalla componente sonora ineccepibile ed ineguagliabile. In citta’ se ne trovano migliaia di repliche. D’altronde, e’ noto, Repetita Juvant. Il concetto e' stato esportato anche nel mondo. Memorabili sono le sue comparizioni sulla Muraglia Cinese, la Torre Eiffel e sui muri di uno sperduto ristorante di Osaka. In citta' sono visibili anche centinaia di variazioni, come ad esempio, “Odio eterno a Pisa”, che peraltro non spostano di un millimetro il valore etimologico originale ed il contenuto intrinseco. Dalle scritte geografiche a quelle tematiche, piu’ elaborate, piu’ filosofiche. “Ciuaua, lo faresti ammoscia’ anche a Rocco Siffredi” ne e’ un chiaro esempio. Ciuaua, evidentemente una persona di dimensioni minute, probabilmente di sesso femminile, viene invitata in modo molto efficace da un punto di vista psicologico, a riflettere sulle proprie prestazioni sessuali. La frase ha una semantica delicata, una grafica progressista ed un colore passionale. Vorrei concludere questo breve saggio proponendo un “medley” o, se volete, un mosaico estrapolato dal muro esterno dello Stadio Comunale Armando Picchi. Proviamo ad analizzare cio’ che la foto ci propone, per quanto le capacita’ sensoriali della vista umana ci consentano di fare. Da una prima scansione, colpiscono subito i tre concetti fondamentali che raccolgono il senso stesso della citta’ labronica, una sorta di make up genetico imprescindibile. Mettiamoli in ordine, dall’alto verso il basso. 1) Cristiano non si tocca! 2) Pisa Merda, 3) Pelato!! speriamo tu moia!! E cosi sia. UN PISANO DAL CUORE AMARANTO di Gianluca Zucchelli Si’, lo confesso: sono pisano e tifo Livorno! Un tradimento in piena regola che brucia perche’ il mio primo amore indossava la maglia nerazzurra e si chiamava proprio Pisa. E pensate bene nessun’altra squadra esisteva per me, neanche quelle blasonate da coppa dei campioni. Ma proprio come in amore, ci sono eventi imponderabili che ti possono trascinare in avventure che non avresti mai pensato. Nel mio caso quella tempesta si chiama Cristiano Lucarelli. I miei primi tuffi al cuore calcistici me li aveva dati proprio il Pisa di Di Prete, pisano purosangue, e Barbana, quel Barbana che siglo’ una vittoria corsara del Pisa a Livorno cui assistei e mi ricordo ancora gli insulti, gli sputi e le sassate che ci siamo presi, quel giorno. Ricordo anche l’enorme striscione che campeggiava all’Ardenza con la scritta “Amaranto eterno fascino” e l’invidia che un po’ mi facevano i tifosi del Livorno, per quel loro attaccamento alla squadra cosi’ intenso ed emozionale. Io sono nato a Pisa e li’ ho trascorso i miei primi 40 anni, prima di trasferirmi a Londra dove vivo adesso. Ricordo con affetto i miei tanti amici livornesi conosciuti lavorando per vent’anni al Tirreno. La domenica si entrava piu’ tardi a lavorare e durante il giorno i miei amici di Livorno scappavano al mare. Io andavo in campagna a passare il tempo coi cani o a lavorare in giardino. “Campionato musicato – mi cantava Giorgio – sta cantando anche il forcone” per ribadire, parafrasando una canzone nerazzurra, la passione pisana per la campagna contrapposta allo spirito marinaro livornese. C’era una sola cosa che impediva a Giorgio e agli altri di andare al mare. Era il Livorno calcio. Ricordo che nei momenti caldi del campionato combattevo, da caporedattore, a fare il numero sufficiente di redattori per preparare le pagine. Erano i miei ultimi anni in Italia e il Livorno stava crescendo. “Ma ci pensi, in curva c’era anche Lucarelli, lui gioca in serie A ma vuole tornare a Livorno, e’ un tifoso come noi. Ogni volta che e’ infortunato o squalificato, fa chilometri per vedere la squadra amaranto”. E’ li’ che si insinuo’ il tarlo: ma chi e’ questo strano calciatore-tifoso? Poi il libro di Carlo Pallavicino. Una specie di folgorazione. Il calciatore che, invece di regalarsi una Ferrari, si compra la maglia del Livorno per un miliardo di vecchie lire. Quello che, segnando un gol per la Nazionale, tira su la maglia azzurra e mostra la maglietta rossa con Che Guevara. E poi, piu’ avanti nell’avventura, il leader scanzonato che trascina la squadra a San Siro tutti con la bandana in testa a prendere in giro l’onnipotente Berlusconi. Troppo forte. Io, pisano anomalo, di babbo emiliano e mamma fiorentina, ho trovato in Cristiano lo specchio di situazioni in cui mi sono sempre identificato. Mio padre, ala destra in Emilia Romagna in serie C fine anni Cinquanta, segno’ un gol beffa in una partita che era stata decisa per non finire cosi’, ovviamente non fece carriera nel calcio ma si diverti’ tanto. Noi giornalisti-sindacalisti del Tirreno di Livorno che nel ’90 bloccammo una campagna promozionale legata al Milan per polemica contro la ventilata possibile cessione dei giornali locali del gruppo l’Espresso alla Mondadori di Berlusconi. Minacciammo una settimana di sciopero, i manifesti, le magliette, i gadget. I vertici del giornale dovettero buttare via tutto. I dirigenti erano indispettiti ma da Roma il vecchio editore ormai di minoranza, principe illuminato, si complimento’ col fegato dei livornesi. A Mediaset il segnale arrivo’ forte e chiaro. Comprarono Panorama e le gazzette emiliane ma il Tirreno rimase de-berlusconizzato, come si ironizzava con tanto di adesivi attaccati alle pareti a vetri della redazione. E poi la mia scelta di vita, il mollare un posto di lavoro da caporedattore in Italia e andare all’avventura a Londra, ripartendo da zero, appallottolando la mia carriera come un fogliaccio di carta, per realizzare il sogno di mia moglie Nicoletta, richiesta nella capital Britannica come primario di anestesia. Mi son visto in Lucarelli come davanti a un modello, uno specchio dei miei sentimenti e ho iniziato a ammirare la sua potenza e la sua velocita’, i suoi mille modi di andare in gol, la sua grinta direi all’inglese Come giocherebbe bene in Premiership, i miei amici amaranto mi perdonino ma quando lo leggo criticato e frainteso ecco che me lo immagino applaudito e osannato come Ronaldo o Henry negli stadi di Stanford Bridge, Old Trafford, Craven Cottage e Emirates. Ammirando Lucarelli, ridendo delle bandane a San Siro, la mia fede nerazzurra si e’ dissolta e una nuova passione e’ sbocciata. O meglio e’ riemersa dalle ceneri. Perche’ e’ conoscendo Livorno e i livornesi che avevo gia’ cominciato senza saperlo, a tifare amaranto. Siete mai stati a mangiare il cacciuccio in una trattoria di San Marco? A passeggio sul lungomare dell’Accademia? A vedere Vinicio Saltini fare il bagno d’inverno ai Pancaldi? A mangiare il cinque e cinque (farina di ceci e focaccia) con la spuma bionda, il bianchetto o il peroncino? A far due chiacchiere alla baracchina rossa? Non so se avete respirato Livorno, il libeccio e il suo salmastro, lo spirito anarchico e anticlericale della sua gente, poi tutti con la croce al collo e nessuno tocchi la Madonna di Montenero. Insomma l’orgoglio working class si direbbe in Inghilterra, l’apertura al mondo ma anche come un essere rimasti come bambini: testardi, curiosi, irresponsabili. E poi la voglia di vivere la vita a morsi, a volte perfino di strafare, di esagerare, di fare gli splendidi... una indolenza sorniona che di quando in quando riserva la salace ironia, la risata grassa o, meglio ancora, il battito di ali della liberta’. Se avete conosciuto tutto questo, anche se vi e’ toccata filtrarlo in mezzo a tante meschinita’ e banalita’ che fanno parte, ovunque, della vita di tutti

2 commenti:

Controinfo ha detto...

pisani e livornesi dovrebbero farsi un chat e vedersela li ...

Gabriele4 ha detto...

naturalmente tutti sapete cosa il grande Dante Alighieri pensava di Pisa no?
PISA, VITUPERIO DELLE GENTI

inoltre , avrete certamente sentito dire che quando armstrong arrivo' sulla luna.... venne ricevuto da un pisano che vendeva statuine di gesso(la loro unica industria).

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