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sabato 7 febbraio 2009

Sicuramente l'autore conosce questo scrittore

Napoli - Martedì 3 Febbraio è stata presentata alla Feltrinelli di Piazza dei Martiri la ripubblicazione del romanzo “L’amara scienza” di Luigi Compagnone, autorevole scrittore napoletano morto nel 1998 che denunciò i mali del meridione e della sua stessa città. L’opera, oggi rispolverata dalla casa editrice “Compagnia dei trovatori”, fu pubblicata nel 1965 dall’editore Vallecchi e torna oggi nelle librerie più attuale che mai col suo racconto che si svolge nell’arco di ventiquattro ore e che ha come protagonista una famiglia napoletana nell’applicazione della propria “amara scienza”, ovvero nel disperato tentativo di rimediare in extremis i soldi per pagare l’affitto. Il romanzo è attualissimo e si dipana cronologicamente sempre al presente in una Napoli sempre uguale a sé stessa, ferma e immobile sulle sue contraddizioni e che non riesce ad afferrare il progresso.Alla presentazione sono intervenuti l’autore della prefazione Giulio Ferroni, Antonio Franchini, Francesco De Core e Nando Vitali, coordinati dal fondatore della casa editrice “Compagnia dei trovatori” Piero Antonio Toma. La sala della Feltrinelli era completamente gremita da esponenti della cultura e da semplici cittadini che hanno partecipato con interesse ad un momento intenso della vita culturale della città. In allegato al libro, una versione musicata dal cantautore Blandizzi della poesia di Compagnone “Vierno vatténne”. La poesia fu già musicata da Roberto Murolo per testimonianza di Pietro Gargano ma della prima versione non vi sono tracce. Blandizzi, finissimo cantautore distintosi per la sua ricercata sperimentazione musicale, ha voluto far rivivere questo attualissimo grido di dolore donandogli un arrangiamento semplice ma raffinato che si avvale del pregiato accompagnamento alla chitarra di Antonio Onorato. Ne è venuto fuori un brano intenso e struggente che ha tutte le potenzialità per inserirsi a pieno titolo nel panorama dei classici della canzone napoletana. Il testo è anch’esso attualissimo, un grido di dolore lanciato da Compagnone che evidenzia ai giorni nostri i demeriti di una città che non riesce a darsi dinamismo e incapace di scrollarsi di dosso tutta la sua fatiscenza.

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