Chi e' Luciano Scateni, altro collaboratore di Napoli,com e giornaalista della terza rete di Napoli

Luciano Scateni e le sue Convergenti Creatività Images Luciano Scateni La mostra del popolare giornalista inaugurata l'8 gennaio presso Eva Luna, Intra Moenia ed il Caffè delle Arti. Di Dario Migliardi Mostra itinerante e simposiale quella di Luciano Scateni. Caffè dell’Epoca, Intra Moenia, Evaluna, tre tappe per le “Convergenti Creatività” di un artista dal passato multiforme: libraio, discografico, informatore scientifico, sindacalista, politico, giornalista di "carta stampata" e televisivo. L’occhio è la principale, la più sensibile zona erogena di un artista, ma lo è senza ombra di dubbio anche del giornalista: osservare e riportare, osservare e commentare. Scateni trascina il suo occhio interiore-esteriore nella trama dei suoi quadri, le fluide tregende su sfondi blue, rosa, verde, rosso registrano quasi sempre la presenza di uno o più occhi, sguardi dalla tela all’osservatore, un gioco speculare in cui la nostra ansia computazionale, il nostro onanismo positivistico e dimostrativo si fanno beffe di noi in una danza di quadranti di orologio, numeri impazziti, radici quadrate alla deriva, scacchiere come grembiuli svolazzanti. I corpi sono finalmente liberi, testimonianza di ciò i disegni a inchiostro nella saletta interna del Caffè dell’Epoca, l’autore è chiaro al riguardo: “liberare il corpo dagli schemi che la società gli impone” e, a giudicare dalle liquide figure che animano gli A4, dalle stesse leggi fisiche che ne predeterminano i movimenti; c’è tanta poesia in quelle creature dis-organizzate, anarchiche, fluttuanti, sgravate di tanto onerosa gravità terrestre, uomini trine, merletti di inchiostro danzanti sul bianco ruvido dei fogli da disegno. Certo Dalí, Miró, l’action painting non sono lontani, l’artista ha scelto la parola surrealista, certa simbologia onirica da avanguardia storica, la gestualità centrifuga dell’informale, ma il codice espressivo, il linguaggio sono la superficie, la serena condivisibilità e fruibilità del quadro, la sua spendibilità. Ciò che Scateni porta di suo, quello che travalica il segno riconoscibile per gettarci in qualcosa non di sconosciuto ma di terribilmente pericoloso in quanto troppo nostro, è il magma della città, il fuoco delle viscere del Vesuvio, la nostra indole pirica, il caldo bruciante, la folla cattiva e buona, sudata e aggressiva. Energia, su tutto energia, repressa, imbottigliata in un traffico universale, cosmico, energia che esplode in turbini di rosso e giallo squillanti come nella tela Da nubi pigre gocce nere di china, o che si dissipa in rutilanti corse centripete come in quelli che sembrano due deliranti e caotici ritratti della città Giù nella bolgia del creato per vistosi limiti di previsione inutili invettive e Così avido…che l’avvoltoio affamato si mostra in regime di dieta. Lì, tra le sicure pennellate del maestro, non possono passare inosservati i lavori di due artisti in nuce a cui egli ha dato affettuosamente spazio, due bambini, Livia, quasi otto anni, con delle intense campiture di rosso pennarello e Lorenzo, quattro anni, con delle inconsapevoli macchie di Rorschach. Intorno alle 20 il piccolo portico di Evaluna si riempie di un caldo afrore di castagne arrostite, un nugolo di avventori trascinati dalle svirgolate del maestro gusta il bruno croccante sul limen della Libreria delle Donne, oltre la soglia, l’oinopa ponton d’aglianica cifra già imporpora le gote degli astanti e le parole scivolano dalle bocche ai quadri, dai quadri ai sorrisi disinibiti.