Vogliamo che la legge arrivi in luoghi tenebrosi come Piazza-Italy,la chat italiana di Aol, dove si commettono violazioni vergognose dei dirtti civili.
martedì 13 gennaio 2009
Chi e' Sergio Civita, direttore di Napoli.com
NAPOLI: UNA CITTA’ VISTA DA DENTRO,
INTERVISTA A SERGIO CIVITA
Data: Monday, 01 January @ 23:29:21 CET
Argomento: Attualità
Quarto appuntamento con le interviste,
"sull'emergenza Napoli"
realizzate dal giornalista
Angelo Maria D'Addesio
e pubblicate sul sito
ilparoliere.ilcannocchiale.it
D: Napoli è una città in guerra. Ogni giorno un morto e decine di feriti. Un sistema ormai sempre più incancrenito. Che aria si respira in questi giorni a Napoli: paura, rassegnazione, coraggio, indignazione…?
C - Napoli non è una città “in guerra”… La “guerra” è riesplosa nelle varie famiglie camorristiche con la rimessa in libertà – con l’indulto – di soggetti che erano stati momentaneamente accantonati per la loro situazione di “impedimento”. Sono ripresi gli antichi rancori e la faida ha avuto nuova linfa. Non c’è un solo stato d’animo in città, ma tanti: paura di trovarsi coinvolti per caso in una sparatoria, rassegnazione ad uno stato di cose evidente che le autorità non hanno interesse a cambiare, coraggio di continuare a guardare avanti con la speranza che qualcosa infine cambi, indignazione verso coloro che hanno determinato questo stato di cose e che nulla fanno per cambiarlo.
D: Falcone diceva che la Camorra è un grande circuito di famiglie, in via orizzontale che controlla numerosi interessi e numerose zone ed è più identificabile e più piccola della Mafia. Oggi sento parlare di Sistema, di un’organizzazione grande, non più così stabile con ramificazioni eccellenti, con cellule intoccabili. Un po’ come la Mafia. Sono cambiati gli scenari? Anche la camorra inizia ad avere agganci internazionali e stanze dei bottoni e non solo famiglie?
C - Non credo che la camorra sia cambiata di molto. Si è “aggiornata”, questo si, utilizzando metodi e sistemi al passo con i tempi e dedicandosi ad affari più lucrosi (pensiamo al passaggio dal contrabbando di sigarette a quello della droga, all’ingresso negli appalti pubblici e nello smaltimento dei rifiuti…). È ipotizzabile anche qualche contatto extra territoriale.
D: Cosa pensa della proposta dell’esercito a Napoli? Quando vi fu l’Operazione Partenope a Napoli, i frutti dell’impegno militare si videro, soprattutto in termini di microcriminalità. E’ possibile pensare che sia proprio la microcriminalità a dare linfa al “Sistema”?
C - L’Esercito è una cosa seria e non può essere coinvolto in beghe locali come tentano di fare i nostri pseudo-amministratori invocandone un giorno sì ed uno no l’utilizzo per la “militarizzazione” della città o per liberarla dalla spazzatura (sic!).
Quando è stato impiegato seriamente i risultati si sono avuti (e visti…), soprattutto nei confronti della microcriminalità che rappresenta il vero problema di Napoli. La camorra utilizza i minori, perché non punibili, per lavoretti “sporchi” tipo spaccio o controllo visivo del territorio a difesa dei propri “santuari”. I ragazzi da queste attività traggono facili guadagni (non è facile trovare un lavoro normale, meno che mai uno che possa reggere il confronto retributivo) e la “consapevolezza di essere qualcuno”, di “contare”… Ecco quindi gli atteggiamenti prevaricatori, le aggressioni, le “mollette”… Si tratta però – io credo – di comportamenti “privati”, appartenenti al singolo che in questo modo pensa di crescere nella considerazione degli altri e, quindi, nella scala sociale. L’unica che conosce…
D: Glielo chiedo in modo politicamente scorretto. Lei come giudica l’operato delle istituzioni, nella città? Si può parlare di impotenza, di incapacità, di mancanza di mezzi, di impossibilità o peggio ancora, di mani basse e di sistema incancrenito, anche nei quartieri alti (se si pensa a giunte e comuni sciolti anche in passato, ad Asl corrotte…)?
C - Si potrebbe parlare di incapacità se non fossimo di fronte ad un “sistema” (questo si…) che da oltre dieci anni ha pervaso il tessuto regionale acquisendo consensi attraverso l’elargizione di benefici e prebende che vanno dalle consulenze di centinaia di migliaia di euro-anno fino alle poche decine di euro-mese aggiudicate alle migliaia di “disoccupati” organizzati in strutture da poter manipolare a piacimento. Purtroppo l’opposizione, scegliendo il candidato sbagliato (è chiaro che la camorra si sia mobilitata per non far eleggere a sindaco un ex-questore) ha consentito la rielezione della Iervolino con una maggioranza bulgara dovuta anche alla bassissima, colpevole, affluenza alle urne dei napoletani ormai rassegnati.
D: Problema periferie. Si parla di Napoli, ma in realtà molto del marcio è nell’hinterland, nella conurbazione. Come vede il problema delle periferie e delle città limitrofe, dove sembra mancare qualsiasi parvenza di vivibilità e di coscienza civile?
C - Nelle periferie si annidano i quartieri generali delle famiglie camorristiche, ma nelle periferie vivono anche tantissimi napoletani “buoni” che non hanno la capacità economica di trovare un alloggio altrove. La responsabilità di queste assurde conurbazioni è ancora una volta di coloro che avrebbero dovuto pianificare il territorio e realizzare le infrastrutture – anche solo quelle minime – necessarie a considerare l’hinterland come parte integrante della città.
D: I dati dell’Eurispes dicono che la Camorra guadagna all’incirca 12 miliardi di euro all’anno, perlopiù per spaccio di droga, ma circa il 30% grazie ad appalti truccati, edilizia abusiva ed ora il nuovo affare che coinvolge lo smaltimento illegale dei rifiuti. Come mai gli facciamo i conti in tasca, ma non riusciamo a bloccargli niente? E soprattutto possibile che a tali cifre nulla sia appariscente o i guadagni così facili e loschi individuabili, soprattutto se inerenti a settori pubblici?
C - Sulla camorra i servizi di intelligence sanno tutto. Spesso sui giornali vengono addirittura pubblicati gli “alberi genealogici” delle famiglie. Se si volesse la camorra potrebbe essere sgominata nel giro di un mese, ma manca la “volontà politica” e la cultura dell’etica.
Non si blocca niente perché i guadagni facili della camorra vengono equamente distribuiti.
D: Cosa si prova ad essere giornalista impegnato in una città come Napoli ed in questi tempi? Le esperienza tragica di Giancarlo Siani prima, la solitudine di Roberto Saviano oggi, sono quasi la testimonianza di un mondo che aborrisce la cultura e l’informazione. Cosa ne pensa?
C - Non credo che si possa parlare di rifiuto della cultura e meno che mai dell’informazione. Credo invece che si tratti di assuefazione, se non di rassegnazione di fronte ad un “sistema” al momento invincibile. Occorrerebbe un nuovo Masaniello, ma occorrerebbe anche che le condizioni di vita dei possibili rivoltosi fossero tali da obbligarli ad una rivolta.
Finché i disagi si ridurranno convivere con la spazzatura e gli scippi ma qualche euro viene elargito, finché le feste (gratuite) in piazza sono assicurate, il “popolo” starà tranquillo…
D: Napoletani gente perbene, Napoli una bella città. Ora proclami di reazioni, voglia di esserci, di fare tanto. Al di là delle promesse, che quadro si può fare, più che di Napoli, dei Napoletani, del tipo napoletano? Ha ancora coscienza e coraggio la gente della città?
C - La gente della città non si identifica certo con la criminalità. Esiste una borghesia intelligente ed attenta, ma che sta alla finestra, cosciente di non poter combattere contro i mulini a vento. Se le retate dei Carabinieri e della polizia vengono vanificate da magistrati che rilasciano immediatamente gli arrestati, cosa può fare il cittadino qualunque?
Se la Procura della Repubblica dichiara di avere oltre ottantamila pratiche inevase, a quale scopo il cittadino qualunque dovrebbe denunciare un reato? Correrebbe solo il rischio di una ritorsione senza avere alcuna possibilità di cambiare le cose.
Se i magistrati iniziassero a lavorare senza pregiudizi ideologici e garantissero a tutti la certezza della pena restituendo a carabinieri e poliziotti la voglia di svolgere i propri compiti, se gli amministratori di regione e comune compissero il proprio dovere programmando lo sviluppo dei territori e curando l’effettiva realizzazione delle opere, ma anche solo curando la manutenzione quotidiana ripulendo la città, mettendo ordine nel traffico, combattendo il commercio abusivo, facendo funzionare i mezzi pubblici, curando i monumenti e le proprietà pubbliche, ecco che la gente ricomincerebbe a sperare di poter vivere in una città normale.
Angelo M. D'Addesio
Sergio Civita, giornalista, direttore del giornale on-line Napoli.com, editore di numerosi libri e ricerche storiche, sul Settecento e l’Ottocento napoletano. E’ stato responsabile del Progetto “Scuole Pie Napoletane”, finalizzato alla conduzione delle attività sportive, di accoglienza e congressualistiche a Fuorigrotta.
Link: napoli.com
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